Non giriamoci intorno, anzi, diciamolo (o anche “demogradigamende diggiamolo”, per citare il mio comico preferito) ad alta voce: viviamo in un’epoca egocentrica. Per accorgersene basta poco.
Basta osservare con un minimo di distacco e attenzione un fattore che, secondo me, funge da spia sociale: il divertimento, l’intrattenimento.
Non è più il tempo dei libri, ma neanche del cinema.
E’ il tempo del videogioco, dell’I-Phone, di Facebook. Vi siete mai chiesti perché?
Partiamo dall’I-Phone, che è il segnale più lampante.
Tradotto in italiano, I-Phone vuol dire Io-Telefono, nel senso del telefono-Io. Il nome dice tutto. Io. Con un tocco del mio dito “ho tutto il mondo a portata di mano”. Una specie di cabina di comando del mondo, per come la mettono. L’esaltazione dell’Ego fatta tecnologia.
Passiamo poi a Facebook. Un sito dove ognuno crea un profilo personale, il modo migliore per mettere in mostra il proprio ego, o per crearsi ego virtuali differenti dal reale, una specie di specchio dei desideri. L’esaltazione dell’Ego fatta sito.
Finiamo poi con i videogiochi, l’intrattenimento che rende più soldi di tutti gli altri, pur non avendo chissà quale spessore artistico. A questo punto non penso che ci sia bisogno di spiegarvi il perché. E’ chiaro. E’ l’intrattenimento che permette a ognuno di essere protagonista di una vita che non ha mai vissuto e che non vivrà mai. Ti permette di essere un mostro, un cavaliere, un gangster, un militare della seconda guerra mondiale, un cowboy, ecc. La possibilità di essere persone diverse, perfette e vincenti.
Sia chiaro, la mia non è un’accusa ai prodotti in questione ma all’egocentrismo dilagante. In un contesto sociale caratterizzato da regole incerte e fumose e da un sempre più diffuso ritorno alla legge del più forte, tutto ciò che enfatizza, premia e pone al centro l’ego è apprezzato e osannato. Tutto il resto non conta.