Nordest Farwest è il secondo romanzo di Simone Marzini. Il primo, “Portello Pulp”, l’ho recensito tempo fa per Fralerighe (qui trovate i link per la RECENSIONE e l’annessa INTERVISTA).
Stesso autore, stesso territorio, stesso genere (quella commedia criminale che ha dato e sta dando tante soddisfazioni agli autori italiani, e che anche io scrivo).
Il paragone tra le due opere, per quanto antipatico, scatta in automatico.
Nordest Farwest è sicuramente migliore del suo predecessore. E non è poco.
Marzini è più sicuro, più padrone nello svolgimento della trama. Ci sono diversi filoni e li ha gestiti tutti come si deve. Non ci sono temporeggiamenti, non c’è niente di superfluo in questo romanzo. Anche i personaggi risultano migliori (sono tutti nuovi, tranne Leika). L’autore li ha plasmati con efficacia, rendendoli ben chiari e distinguibili già con pochi tratti. Ogni membro del cast di “Nordest Farwest” è ascrivibile a una categoria mentale che ci appartiene: il giocatore d’azzardo, la brava persona, il cocainomane, la puttana, il magnaccia, il pazzo, il ricco porco, la ricca fascistoide ecc. Ciò aiuta sicuramente a familiarizzare con i personaggi. Così come in “Portello Pulp”, anche nel secondo lavoro di Marzini vi è un certo spazio per descrizioni della campagna veneta, co-protagonista del romanzo.
Ci troviamo davanti a 150 pagine circa di azione pura, divertimento a manetta. Certo, il romanzo è un delirio, ma basta rileggere qualche articolo di cronaca recente (a esempio i famosi “secessionisti veneti”) per rendersi conto che non c’è niente di irreale.
Insomma, tutto perfetto?
Non proprio. Il romanzo ha molti pregi e nel complesso ve lo consiglio senza dubbio, ma ci sono alcune cose che non mi sono piaciute:
– troppi riferimenti ai film. Non parlo di citazioni, mi riferisco a frasi tipo: se fosse stato un film, nei film fanno così ecc. Dopo un po’ stancano. A me stancano subito, ma in generale trovo che ce ne siano troppi, di questi riferimenti.
– il finale: per quanto verosimile nel suo delirio, l’autore si è fatto un po’ prendere la mano e si è messo a strafare. Forse un finale un po’ più semplice sarebbe risultato migliore.
– un’americanata di troppo. Non posso scendere nel dettaglio, altrimenti finirei con lo spoilerare, ma a un certo punto un personaggio colpisce un’altro e gli dice “questo è per lui” “questo per quello” “questo per quell’altro”. Ecco, io ogni volta che vedo/sento/leggo/FIUTO una cosa simile sto male.
Leggetelo, non ve ne pentirete. E soprattutto, potete starne certi, con Nordest Farwest non ci si annoia.
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